Quel giorno ero sola.
Un normale controllo di routine. Una dottoressa mi chiama. Mi vuole parlare. Mi siedo la guardo e lei e con molto tatto, ma totalmente inutile, con 3 parole fa arrestare la mia vita. Cancro al seno!
Io non sento più nulla. Lei mi parla, ma non so cos’altro mi abbia detto so solo che in quel momento non c’era più nulla. Per essere precisi era e lo grido forte ERA un carcinoma mammario duttale infiltrante.
Sai cosa significa? Paura, solo paura.
Poi significa decine e decine di controlli, terapie, tantissimi viaggi verso gli ospedali e dottori più disparati. Quanti ospedali ho girato lo sa solo chi purtroppo vive o ha vissuto il mio dramma.
Come se non bastasse ci curano con la chemioterapia. Curare, prendersi cura di qualcuno. Con la chemio, boh?! La chemio più che una cura è una condanna necessaria! La condanna di quasi tutti i malati di cancro.
Dopo cosa c’è? i mille consigli più disparati delle persone care o di chi ti conosce che ti racconta della cura miracolosa fatta dal vicino, dall’amica o la cugina che sia.
Intanto io facevo la chemio, i miei capelli non c’erano più, le unghie mi cadevano e stavo in un letto da sola in preda ai dolori.
In quei momenti però capisci chi veramente ti vuol bene, il cancro è come una cartina al tornasole, serve a fare pulizia. Ma tralasciamo, questo è un altro discorso.
Come se non bastasse mi aspettava una mastectomia. Oltre tutto neanche quella è andata bene. Alla fine per avere dei seni degni di tale nome ho subito 5 interventi e ora ho le mie “belle” protesi al silicone.
Alla fine sembra che tutto sia passato, ma col cancro non si sa mai. Meglio non abbassare la guardia. Allora continuo a studiare a cercare. Per fortuna che qualcuno mi aiuta sempre.
Ad un certo punto sento parlare di ozonoterapia. La inizio per cercare di mettere a posto le mie vene, ben provate dalla chemio. Vado dal dottor Baldaccini. Lui poi mi parla della fondazione Amor e della dottoressa Luongo.
Leggo del materiale, gli studi su ozono e cancro e vado dalla dottoressa a Pozzuoli. Eccola qui di fronte a me la dottoressa guerriera.
Comincio la terapia. 4 volte a settimana in macchina verso Roma. Non è lontanissimo da dove sono io, ma io sono molto provata da quello che mi è successo. Finisco la terapia, è l’ora dei controlli. Altre analisi, altre tac.
Non le volevo fare, non ne posso più, così la dottoressa Luongo si “incazza” e io faccio tutto quello che c’è da fare. Benedetta l’incazzatura della dottoressa. Analisi tutte ok e tac pure. Vado dalla dottoressa e ci abbraacciamo felici.
Lo so è presto, sono passati circa tre anni dall’inizio del calvario, ma IO RESISTO. Ora nuovo ciclo di ozonoterapia e forza verso i prossimi controlli.
Ricordate UNITI SI PUO’!